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      Arrigozzo, la barca è bene in ordine di tutto eh?
      - Sì, vela, remi, coperta, c'è dentro tutto, chè per far presto a venire quassù, non ho portato fuori niente.
      Il padre prese il figliuolo per la mano, fece un inchino al conte, e s'avviò verso l'uscio, dicendo al falconiere: - Già glielo dico anche a nome tuo, ve'?
      - Diglielo pure anche a mio nome, - rispose questi.
      E l'altro: - Dunque a rivederci domani insieme con lui, - e se n'andò.
      - Michele, Michele! - gli gridò dietro il conte; - ricordati che la cosa sia fatta come di tuo, che non s'abbia a credere ch'io ci ho avuto mano, che non ho bisogno d'andarmi a pescar delle brighe in grazia vostra, hai capito?
      - Ho capito.
     
     
     
      CAPITOLO II
     
      Il domani, giorno di domenica, la chiesetta di S. Bernardo in Limonta era aperta, e vi diceva la messa un frate mandato fuori da Milano, chè il parroco del paese si cansava dal ministero per amor dell'interdetto, e per questa ragione se ne stava sfuggiasco temendo del Pelagrua, che gli aveva giurato il malanno addosso. A quella messa però non assisteva altri che il procuratore e la sua famiglia. I Limontini e una gran parte di quei di Civenna e di Bellagio erano sparsi sulla piazzetta, o divisi in gruppi sul pendio della montagna, o raccolti intorno alla fontana detta Reginara, pochi passi in su del paese, e discorrevano insieme del gran fatto del giorno innanzi, della rovina imminente della terra, della nefandità del Pelagrua, dei compensi che potevan rimaner loro tuttavolta.
      Quattro o cinque furfantoni armati, gironzolavano dapprima sul piazzaletto, ed ora colle buone, ora colle cattive, cercavan di mandar in chiesa la gente; ma la gente era troppo salda nella sua credenza, troppo invelenita dagli ultimi casi, troppo numerosa per lasciarsi svolgere dalle belle parole, o metter paura dai brutti musi di quattro manigoldi.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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