Qui il dialogo fu interrotto dall'avvicinarsi d'una delle quaranta lance del Crivello, che passeggiava tra la folla di quei soldati salvatici per tenerli in rispetto.
Nella maggior sala del palazzo arcivescovile s'andavano in questo mezzo radunando i signori, i cavalieri, i castellani, le dame e le gentili donzelle del paese, delle terre e dei forti di tutto il lago, gareggianti fra loro di lindure e gale, di nuove fogge e leggiadrie nelle vesti, negli adornamenti e nel corteggio.
Una lunga camera, che metteva in quella sala, brulicava di paggi, di donzelli e di scudieri; il vasto cortile risonava dello scalpito dei cavalli, dell'abbaiar dei cani, del gridar dei famigli.
Ciascun pensi con quanto disagio e a che pro i signori si conducessero dietro tutto quel traino, specialmente di cavalli, in quel paesetto serrato tra il lago e una montagna erta, malagevole; un paesello a cui non si poteva che o approdar per barca, o discendere per viottoli, per iscoscendimenti: ma tant'è, il corteggio ci voleva perchè fosse veduto, e desse un alto concetto della ricchezza, della magnificenza, della nobiltà di chi lo tratteneva.
Le altre camere di quel vasto edifizio, su tutta la fronte che guardava la piazza, erano piene zeppe di persone di minor conto che vi s'eran ficcate dentro, quale come attenente d'un signore, o come amico di uno scudiero o d'un donzello, quale per amore di qualche soldo di terzuoli lasciato accortamente sdrucciolar nella mano d'una sentinella che gliela metteva sul petto per cacciarlo indietro.
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Crivello
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