- Tremacoldo, Tremacoldo! - gli gridavano più voci, - cantaci il Lamento della Prigioniera, sì, sì, la Rondinella, la Rondinella; - no, - disse un altro, - canta piuttosto l'ultima canzone che hai fatto quando sei dato nei ladri.
- Insomma qual delle due? - domandò il menestrello.
- L'ultima.
- No, no, l'altra, l'altra.
- La Rondinella dunque?
- Sì, la Rondinella.
Allora il Tremacoldo, dopo un patetico preludio del liuto, cominciò:
Rondinella pellegrina,
Che ti posi sul veroneRicantando ogni mattina
Quella flebile canzone,
Che vuoi dirmi in tua favella,
Pellegrina rondinella?
Solitaria nell'obblioDal tuo sposo abbandonata...
Ma in questa la folla che gli stava serrata d'intorno si ruppe, e l'abbandonò, volgendosi ad un nuovo spettacolo che appariva in quel momento. Bice, la figlia del conte del Balzo, entrava nella sala tenuta per mano dal padre. Intanto che Ottorino gettava le braccia al collo del suo antico ospite e inchinavasi con cavalleresca cortesia alla fanciulla, ecco il Tremacoldo stizzito contro i nuovi arrivati, che gli avean scompigliata l'udienza, venire innanzi tutto bizzarro per gettar qualche motto, e pungerli dello spregio, che parea a lui gli fosse fatto in grazia loro. Imperocchè a quel tempo, in cui i gentiluomini si tenean tanto di sopra dell'altra gente, ed erano tanto schizzinosi e fantastici, che guai a chi li stuzzicasse, v'era i menestrelli, i giullari, i buffoni, gente privilegiata, a cui s'accordava ogni libertà d'atti e di parole, a' quali si menavan buoni frizzi più mordaci e insolenti che non sarebbero corsi senza sangue tra cavalieri.
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