Squillò un'altra volta la tromba, al cui suono tutti fecer silenzio; allora l'avvocato del monastero, rivolto al giudice, disse con voce chiara che fu intesa fino al fondo della piazza: - Confessate voi di sedere come messo dell'Illustre e Magnifico Messer Cressone Crivello per decidere la lite tra il monastero di S. Ambrogio e gli uomini di Limonta? - Al che il giudice rispose solennemente: - Lo confesso. - E quel primo seguitava: - Io dico innanzi a voi, che gli uomini di Limonta sono servi aldi del monastero di S. Ambrogio. - Il Garbagnate rispose: - Ed io oppongo la prescrizione centenaria alla domanda dell'attore. - A questo il giudice prese la parola e disse: - Le due parti hanno offerti testimoni disposti a giurare; non volendo però dar luogo allo spergiuro, noi coll'autorità delegataci di messo arcivescovile e regio, abbiam sentenziato che si abbia ricorso al giudizio di Dio per mezzo del duello col bastone e lo scudo. - Voltosi quindi all'avvocato degli attori: - Confessate, - tornò a domandargli, - d'aver presentato Ramengo da Casale per campione del monastero di S. Ambrogio? - Al che avendo egli risposto: - Lo confesso; - E voi, - richiese al Garbagnate, - confessate d'aver presentato Lupo da Limonta per gli uomini del suo paese? - Lo confesso, - rispose egli pure.
- Sta ben attenta adesso, - disse qui il conte Oldrado alla figlia.
I due avvocati presero in mano un grosso e noderoso bastone per ciascuno, e venendo innanzi alla sedia del giudice ne fecero il cambio fra loro in segno che il duello era accettato.
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