Comparvero allora sul ballatoio i campioni, i quali furono salutati da una furia d'applausi; e compiute molte altre formalità che sarebbe troppo lungo il descrivere, giurarono l'un dopo l'altro di non venire a quella prova fidando in alcuna forza d'erbe, di parole o di maleficii, ma nel solo aiuto del Signore, della Vergine, e del barone San Giorgio il prode cavaliere. Dopo di ciò si ritrassero per discendere nello steccato.
Intanto che essi venivan giù per le scale interne del palazzo, erasi suscitato nella piazza un rumore, un mareggio per lo spingere di quelli che eran più lontani e volevano pur ficcarsi innanzi, e pel riurtare dei meglio collocati che non si volevano lasciar cacciar di posto.
- Se non ci fosse l'interdetto, - disse il Conte ad Ottorino, - adesso si direbbe la messa che i due campioni dovrebbero ascoltar inginocchiati sui gradini dell'altare, quindi si benedirebbero i bastoni e gli scudi: io le so tutte queste cose, chè ho sulle dita le Consuetudini dello Stato di Milano raccolte per ordine del podestà Brunagio Porca. Ora voglio un po' vedere come n'escono; chè senza benedir le armi non vi può esser duello per giudizio di Dio.
- Ho sentito dire, - rispose il giovane, - che il parroco del paese non voglia benedirle per nessun conto.
- E ha ragione, ha mille migliaia di ragioni: i canoni cantan chiaro; c'è scomunica.
- Basta, in quanto a codesto, se la sbrighino fra loro, - conchiuse Ottorino; - io non me ne intendo.
Giunsero sulla piazza i due campioni in compagnia del giudice, di due assistenti del campo e d'un trombetta; sette od otto lancieri aprivano ad essi il passo tra la folla.
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