Il giudice, pigliato dalle mani d'un donzello uno scudo ed un bastone li porse al Ramengo dicendogli ad alta voce e con tono solenne queste formali parole: - Ricevi lo scudo e il bastone dell'impugnazione secondo la giustizia. - Poi, presentando le sue armi a Lupo, disse: - Ricevi il bastone e lo scudo della difesa secondo la giustizia. - I due campioni entrarono nello steccato, il giudice andò a collocarsi su d'un palco in compagnia di due cancellieri; i testimoni e gli assistenti presero il loro posto, e stava per incominciare il duello; quando s'intesero alcune voci all'intorno: - Bisogna benedire le armi! bisogna benedire le armi! - Il giudice si alzò in piedi e disse: - Il vostro curato non vuol benedirle. - Una tempesta d'urli, di grida, di fischi si suscitò da tutte le parti. - Fa bene il curato, - gridavano quei del paese, e dei paesi vicini. - Fargliele benedir per forza! abbruciarlo vivo! - gridavano i soldati e tutti i favoreggiatori dell'antipapa, che si trovavano sulla piazza e nelle case. - Sì! no! no! sì! - era una babilonia, una casa del diavolo.
Il giudice però vide che quelli che stavano pel curato erano troppi a petto agli altri, e capì che a fare il bell'umore la non gli tornava; del resto non sarebbe restato dal cavarsi una voglia. E veramente non era cosa nuova a quei dì il vedere abbrustolire o scorticare un prete perchè si rifiutasse di dir messa o di far qualche sacra funzione, per amor dell'interdetto. Il valent'uomo, tosto che fu quetato un po' quello scompiglio, tornò a gridare:
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Ramengo Lupo
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