La folla a batter le mani, a gridare: - Viva Limonta! viva Lupo! - quindi cominciò a sciogliersi, a versarsi per le stradette vicine, a farsi di mano in mano sempre più rada.
Intanto i signori si strinsero di nuovo intorno al Tremacoldo, che di prete s'era rifatto giullare; questi pregato cantò la Rondinella stata interrotta dall'arrivo del conte del Balzo, una canzone che correva a quei tempi sul lago di Como, e dicevasi composta nel castello di Rezzonico da una principessa che v'era stata confinata a morir d'inedia dalla brutale gelosia del marito.
Noi ci serbiamo a farla conoscere ai nostri lettori quando verrà occasione che il giullare la canti un'altra volta, tutt'altro che per ispasso.
Finita la canzone, il conte del Balzo uscì in compagnia di Bice che ne era stata tutta commossa: molti altri cavalieri e molte dame fecero altrettanto, e rimase poca brigata.
- Senti, - disse allora al Tremacoldo uno di que' pochi, - vorremmo ora un po' sentire quei versi che hai fatti di fresco quando sei dato nei ladri e che ti volevan far repulisti.
- Altro che volevan fare! - rispose il Tremacoldo, - avean già fatto vento a tutto quel poco che ho al mondo, e mi parea un bel che, che m'avessero lasciato la testa sulle spalle.
- E com'è stato dunque?
- È stato che al capo di que' galantuomini saltò il grillo di volermi sentir cantare.
- E tu l'hai servito eh?
- E di che voglia! e ho trovato lì su i due piedi una canzone che mi valse il fatto mio, e quattro ambrogini d'oro giunta.
- Dilla su, dilla su.
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