Tutto taceva lassù; solo dal basso si sentiva, tra mezzo al mugghio delle onde e del vento, venire la voce lenta, uguale, continuata, del povero Michele che diceva il rosario sul corpo del suo figliuolo.
Ottorino aveva presa una mano di Bice, la quale in quello stordimento, in quel terrore, gliel'aveva abbandonata, confortandosi di sentirsi vicina ad uno che la proteggesse; però che il padre sedutole dall'altra banda, accoccolato, col capo tra i ginocchi, battendo i denti dal freddo e dalla paura, non le poteva dar troppa fidanza. Le lunghe chiome della fanciulla che erravano a grado del vento furono portate un istante sul volto del giovane, il quale, naufrago com'era, in quel luogo, in mezzo a tanti oggetti di terrore e di pietà, non avrebbe dato quel momento per le più gioconde giornate del viver suo.
Dopo forse un'ora, che a tutti parve un'eternità, fuorchè a lui e al povero Michele, i quali non ebber agio di misurarne la durata, assorti entrambi con tutta l'anima nell'idea d'un presente, ahi troppo diverso! fu visto un lume venir dalla punta di Varenna, che non avean potuto voltare, e s'innalzò un grido generale di gioia, al quale si sentirono rispondere altre grida affiocate dal vento. I nostri continuarono a mandar delle voci, dietro le quali la barca che veniva per salvarli dirigeva il suo combattuto viaggio. Dopo qualche tempo in mezzo al fragore delle onde, largo, spiegato, s'intese un rumore rimbombante che si alternava e veniva sempre innanzi: si ricambiarono altre voci di qua e di là; finalmente la nave comparve.
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Michele Bice Michele Varenna
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