I due barcaiuoli del Conte accorsero a dar mano, che non percotesse contra il masso; e coll'aiuto di questi, Lupo, il quale era coi nuovi venuti, potè mandar fuori dalla prora una larga tavola che servisse di ponte fra la barca e lo scoglio.
Primo di tutti a salirvi, tosto che la vide ben salda, fu il conte Oldrado: saltò egli nella nave, poi si volse a chiamar la figlia, ed ebbe il contento di trovarsela tosto a lato, chè Ottorino presala per un braccio l'avea aiutata in quel tragitto. Ad uno per volta vi passaron dentro tutti quanti: il timoniere fu l'ultimo; egli depose il cadavere del figlio nel fondo della gondola da poppa ed acconciovvisi a giacere da presso. Dopo qualche tempo, Lupo, che lo vide tutto bagnato e intirizzito in puro farsetto, si levò dalle spalle un mantello che avea portato con sè, e ne lo ricoperse. Michele nè accettò, nè ricusò l'ufficio di carità; stette un pezzo che non parve che si fosse accorto di nulla, ma poi quando nel mover d'un braccio sentì quel nuovo ingombro, si rizzò su i ginocchi, se lo tolse da dosso, e gettatolo sul corpo del figlio, ve lo distese, ve l'acconciò sopra con attento studio d'amore.
Superata la punta, fu visto il molo di Varenna tutto risplendente di fuochi e si sentirono venirne le grida che mandava la gente ond'era pieno: la barca si avvicinò alla spiaggia, seguendo i consigli che venivan gridati di là dai più pratici, volse a tempo la prora, imboccò il porto e giunse in salvo. Quei del paese s'affaccendavano intorno agli scampati; chi tirava la gondola al sicuro, chi faceva lume o dava aiuto a quelli che ne smontavano; era una gara d'officiosità; pure in mezzo a tanta amorevolezza di fatti non restavano dal proverbiare, dallo schernire i barcaiuoli di Limonta, che s'eran lasciati cogliere a quel modo dal temporale.
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