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      Il lago era piano, liscio, lucente come uno specchio: di tanto in tanto si vedeva or qua or là balzarne fuori con un guizzo leggiero qualche pesciolino, brillare un istante nell'aria d'una luce d'argento, e ricadendo farsi increspare lievemente in giro, per poco spazio d'intorno, quel piano inerte e levigato.
      Il cielo splendea d'un candido azzurro, l'aria era limpida e molle. Su per gli alti gioghi dei monti, giù per la china sino alle falde estreme che si confondono coll'acqua, si distingueva all'intorno a diversi intervalli ogni tugurio, ogni casa, ogni chiesetta: il verde fresco e rugiadoso delle piante, delle macchie, dei cespugli, veniva acquistando nuovi e più splendidi colori ai primi raggi del sole nascente, nuove ed infinite varietà dai molteplici accidenti della luce, quando spiccata in mezzo a grandi ombre vaporose, quando degradata a poco a poco e morente in misture ineffabili.
      Quello spettacolo di letizia e di pace contrastava troppo coll'angoscia, colla tempesta dell'animo del povero barcaiuolo.
      Egli seguitò innanzi alcun tempo in silenzio, accorandosi sempre più; alfine, vinto da un impeto di dolore e di rabbia, diede di tutta forza nell'acqua col remo che tenea dalla mano destra, sclamando: - Lago traditore! - il remo si spezzò, ed ei tirato sgarbatamente in barca l'altro, col mozzicone del primo che gli era rimasto in pugno percosse un gran colpo sulla sponda, con che fracassò una forcola.
      Ma in quel tramenarsi, venne un tratto a far piegare la navicella in guisa che si spostò un terzo remo messo pel lungo d'una panchetta, il quale sdrucciolando stava per cadere addosso al corpo del figlio.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484