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      La rimasta stette un gran pezzo per ricomporsi alla meglio; alla fine chiamò l'ancella che la svestisse. Questa vedendola ancora tutta arrovesciata, non si assicurò di dirle una parola: solo quando l'ebbe posta a letto le domandò, come soleva, che libro volesse leggere quella sera. - Ho da darvi quello con su i diavoli e le anime dannate, che vi piace tanto?
      - No, cala le cortine, spegni il lume, e vattene.
      - E domattina vorrete che vi desti all'aurora, è vero; onde esser lesta a partire per la caccia?
      - No, non verrai finch'io non ti chiami.
      - E che vestito?...
      - Ti ho detto di no, esci, e lasciami stare.
      - Marina gonfiata stasera! - disse l'ancella fra sè, ed obbedì.
      Allora Bice allentando il freno al suo dolore, si mise prona colla bocca contra i guanciali per non essere sentita a piangere. Il letto le parea pieno di triboli e di spine, non trovava requie nè posa in nessun lato; levavasi a sedere come per riavere il respiro, poi si ricacciava sotto le coltri, e a piangere, a piangere di nuovo sconsolatamente.
      Le parea di vedere la figlia del Rusconi tutta bella e superba cavalcare sugli spaldi di Como; e Ottorino galopparle leggiadramente al fianco, e che si ricambiassero fra loro parole e vezzi... Faceva ogni sforzo per iscacciare quelle immagini, gettavasi faticosamente col pensiero di qua e di là, lo costringeva con tutta l'intensione del suo spirito a scorrere il passato, a lanciarsi nell'avvenire per cercarvi un punto su cui aggirarsi, una prominenza, dirò così, che gli desse un appicco da potervisi afferrare, ma il passato, ma l'avvenire era tutto languido, tutto morto, tutto uguale: non trovava nella vita, non vedeva nel mondo che un termine; ogni tragetto, ogni scappatoia per cui si mettesse la sua mente, andava e riusciva a quello; e i primi crudeli fantasmi non messi in fuga mai, ma solo debolmente respinti per un istante, tornavano più infesti, più perfidiosi da tutte le bande ad immagine d'un esercito vincitore, che soverchiate le mura, sfondate le porte, entra a furia in una città presa d'assalto.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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