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      .. una lettera... per lei... - Di chi?... È mestieri dirlo?...
     
     
     
      CAPITOLO VII
     
      Il lettore si ricorda di certe parole troncate a mezzo, che il Conte diceva sotto voce ad Ottorino sul proposito di Marco e di Ermelinda venendo da Bellano; parole che accennavano come il Visconte in altri tempi avesse avuto strette pratiche di tôr questa per donna, e come poi fossero nati fieri accidenti che avean guasto quel parentado, e cagionati sconcerti e vendette sanguinose. Ora Bice, che senza farne le viste, avea, come abbiam detto, inteso ogni cosa, provò una gran vaghezza di conoscere il fatto per disteso, con tutti i suoi particolari; e non parendole onesto di domandarne ad altri, avea più volte sollecitata l'ancella perchè si facesse contar quella storia dalla propria madre, la moglie del falconiere, la quale era stata da giovane al servizio d'Ermelinda e dovea saperla tutta per disteso.
      Lauretta, cui tanto parea d'aver bene, quanto le veniva fatto di contentar la sua padrona, e che ora desiderava più che mai di darle in grazia per rabbonirla, per imbaldirla un po', vedendola sempre stizzata e malinconica, si mise attorno alla madre a pregarla con sì buona maniera, con tanti vezzi, con tante amorevolezze, che quella, dopo d'averla mandata un pezzo d'oggi in domani, una sera che si trovavan sole, fattole un gran preambolo, che non le eran cose da sapersi, che si guardasse bene da ridirle, cominciò finalmente il racconto in questo modo:
      - Simone Crivello, il padre di Ermelinda, era cosa stretta col padre di Marco; e vedendosi spesso insieme fra loro, l'uno in casa dell'altro, anche i giovani, come si fa, s'erano visti, s'eran piaciuti, e Marco avea dato parola alla mia padrona che l'avrebbe sposata.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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