Passarono così forse venti giorni, quando: odi questa! mi sveglio una notte a un forte bussar che sento all'uscio della mia camera e domando - Chi è? - Tuo padre che è tornato di Terra Santa, e vuol vederti subito -, mi risponde un palafreniere di casa. In fatti mio padre era andato in pellegrinaggio al Sepolcro già da un pezzo, e s'aspettava di dì in dì. Presto mi caccio in dosso un po' d'un guarnello alla meglio, corro ad aprire; ed ecco che viene innanzi uno vestito da pellegrino, col cappuccio sugli occhi e una lanterna cieca in mano; io gli getto le braccia al collo, egli posa la lanterna, si cava il cappuccio... Figliuola mia! di quegli spaventi non ne ho mai avuti più: indovina un po' chi era!
- Chi?... Marco?
- Sicuro, proprio Marco Visconti in petto e in persona, che con due occhi che gli volevan schizzar fuori del capo mi domanda: - Dov'è Ermelinda? - Per l'amor di Dio! per la Vergine Santissima! che cosa volete qui voi? -, gli dicevo io; ma egli dandomi una stretta in un braccio, che me ne son rimasti i lividi per dei giorni: - Dov'è Ermelinda? -, tornava a dire. - Non siete già venuto a fin di male! -, insisteva io, - per carità, abbiate compassione di quella tribolata, che a quest'ora è già mezza morta. -
È forse di là?
, mi dice lui facendo segno col dito verso la camera dov'ella stava davvero. Io che in quel momento non sapeva quel che mi facessi, dissi di sì, ed egli fece due o tre passi verso l'uscio, poi tutt'ad un tratto si fermò su i due piedi, come pentito, e mi disse: - Va' dentro tu e dille con buona maniera che l'aspetto qui fuori, che ho da parlarle -. Che cosa doveva far io? scappare?
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