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      Quando la padrona ebbe visto che non c'era redenzione: - Volete proprio precipitarmi? -, gli disse, - ebbene, verrò -. Inginocchiossi innanzi a una Madonnina che teneva appesa da capo del letto, vi stette un momento in orazione, poi si levò, e mi disse a me: - Dirai a mia madre... -, ma il pianto le soffocò la voce. Il giovane le prese la mano, ed ella gli andò dietro con una faccia stupida, come uno che dorma e vada in volta bell'e dormendo. Ma non furono appena in sulla soglia, che s'inteser molte pedate venir su in furia per le scale. Marco ristette un momento, poi traendosi tostamente indietro, si diede un pugno nella fronte e sclamò: - Non siamo più a tempo! -. In un batter d'occhio richiuse l'uscio, lo serrò per di dentro col chiavistello, si aperse il farsetto con una mano e ne trasse fuori un pugnale, con l'altra si tolse di collo una catena d'oro, diè una forte strappata, la spezzò nel mezzo, se ne ricacciò in seno una metà, e pose l'altra in mano d'Ermelinda dicendole affannosamente: - Sarà il segno della nostra fede: spero di tornar tosto in altra condizione da quella d'adesso: in ogni modo, guardatevi dal mancarmi alla promessa: finchè non vi venga portata l'altra metà di questa catena stroncata che vi lascio, è segno ch'io son vivo e che non ho altro pensiero che di farvi mia sposa -. Diceva ancora, che fu bussato precipitosamente all'uscio. Marco aperse una finestra che rispondeva nel giardino, spiccò un salto, e giù.
      Io corsi ad aprire a quei di fuori che seguitavano a tempestar l'uscio, come se volessero rovinarlo: entrano sette od otto armati e si danno a frugar per tutto; ma sentendo giù nell'orto un gran parapiglia sgombran ratti e corron da basso.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





Madonnina Ermelinda