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      Mi fece intorno una gran festa e infine disse di Marco, che le avea mandato il segnale di quella tal catena: me la mostrò; era proprio quella: la riscontrai anch'io col pezzo rimasto in sua mano, non c'era che dire.
      Allora mi raccontò del modo con che gliel'avea fatta avere.
      Mentre ch'ella stava confinata nella torre, la si lasciava uscir fuori in sul battuto tutti i dì a pigliare una boccata d'aria. La torre guardava in un cortile, dove non entrava mai nessuno, fuorchè la famiglia del castellano; solo che un dì, dopo forse quattro mesi, vi fu ammesso un giullare, il quale cominciò a far cento giuochi, e in fine ne fece uno di gettar in alto cinque arance una dopo l'altra e ripigliarle sempre, e tornarle a buttare, intanto che ballava una moresca al suono d'un piffero. Or bene, mentre ch'ella seduta fra i merli guardava giù quella maraviglia, sentì cadersi in grembo una delle arance, e vide scrittovi sopra la buccia queste parole: - Marco ad Ermelinda -: aperse l'arancia e vi trovò dentro una lettera e quel pezzo di catena che t'ho detto.
      - Guardate un po' che impostore! - scappò su Lauretta; - è proprio stato lui a rifiutarla, dopo tante promesse e tante smanie!
      - Aspetta, non tanta furia, adesso sentirai. La padrona mi lesse lo scritto, chè anche a quel tempo così giovinetta sapeva leggere quant'un chierico. Diceva dunque che avea sentito quel che il padre di lei le facea patire in grazia sua, e non voleva esser cagione della sua morte: che veramente anch'esso era molto stretto da' suoi di casa, perchè avesse a sposare una figlia del Signor di Verona, il quale prometteva d'aiutarli a ricuperare la signoria perduta, e una cosa e l'altra; e conchiudeva col liberare la padrona dalla promessa, mandandole il segno inteso; anzi la pregava egli medesimo che sposasse il conte del Balzo, il quale, diceva, se non altro, non è nemico dei Visconti.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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