Ma guai chi gli attraversasse la strada! chi s'avvisasse di porre contrasto alla sua natura appassionata, impetuosa, indomita così nell'ira come nell'amore! Il solo padre finch'ei visse potè temperarne la furia colla autorità della sua parola.
Condottiere valente e fortunato di eserciti, acquistossi col tempo un nome glorioso fra i primi capitani di quel secolo. Celebratissima fra tante sue imprese fu quella dell'assedio di Genova da lui posto e mantenuto con una perizia, con una ostinazione, che fur reputate maravigliose, contro lo sforzo delle armi della Chiesa, delle primarie città guelfe d'Italia e del re Roberto di Sicilia. È in quell'occasione che avendogli questo principe mandato intimando che se non si ritraeva tosto del territorio genovese, s'aspettasse di vederlo sotto le mura di Milano, gli fece rispondere che senza far tanto cammino, potevano trovarsi quando che fosse sotto le mura di Genova stessa, e lo disfidò formalmente a battersi seco corpo a corpo; di che quel re fu molto sdegnato, dicono gli storici, ma credette cosa buona di non farne altro.
Galeazzo, fratello primogenito di Marco, che dopo la morte di Matteo gli successe poi nella signoria di Milano, soffriva a mal in cuore la fama che il fratello minore s'andava acquistando, e si dolea sovente col padre che affidasse a quello il fiore delle sue genti, commettendogli le più arrischiate imprese; per la qual cosa era sempre durato fra loro un segreto astio.
Ma quando Matteo venne a morire in tempi difficilissimi, scomunicato dal papa, mal sicuro della fede de' suoi, stretto da' nemici d'ogni banda, i figli di lui s'accorsero del bisogno che aveano di stare uniti; Marco si rappattumò col maggior fratello, e gli fu di grandissimo aiuto in tutte le guerre che ebbe a sostenere per molti anni contro la Chiesa e i fuorusciti.
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