- Con tutto questo, - rispondeva Ottorino, - la città è tutta piena ancora di predicatori che vanno per le vie e per le piazze, facendo popolo e gridando ogni mala cosa di Giovanni XXII; ne ho sentito io poco fa, qui presso, uno che ne sparava delle grosse, dicendo ch'egli era un omicida, un negromante, e che so io di peggio.
- Ebbene, presto sentirai un altro suono.
- Che cosa?
- Sentirai predicare contra Nicolò, in favore di Giovanni.
- Voglio un po' stare a veder questa! e' ci vorrà del buono.
- Vedi, - diceva Marco in atto confidente, - il papa ha dato licenza ad alcuni sacerdoti di rientrare nel distretto, perchè m'aiutino nella mia impresa, senza che essi la conoscano, nè la sospettino pure: io li governo celatamente col ministero dell'abate di S. Vittore; e questi dì cominceranno a spargersi attorno per ridurre gli erranti sul buon cammino.
- Ma se Azzone fa porre le mani addosso ai primi che s'arrischiano, e li mette a tacere? - domandò Ottorino.
- Se ne guarderà bene, ch'egli ha troppa paura del popolo: e lo faccia, sarà il suo peggiore: dal sangue di quelli sorgeranno numerosi vendicatori. Credi tu che essi paventino la morte? Che è poi infine la morte? Non l'affrontiamo noi tante volte sul campo per poca terra, per un nome vôto, per un capriccio da fanciulli? e chi ha in mira un guiderdone eterno!... - Ma qui s'arrestò, abbassò il capo, e rimase qualche tempo in silenzio: quando rilevollo gli era scomparsa d'in sul volto la prima fiamma: volgendosi allora al cugino con aria fredda e che teneva alcun che d'amaro e di derisorio, ripigliò così: - Del resto, Avignone ha fatto per l'addietro tanti martiri per buttarmi in terra, che ora ne può ben fare qualcuno per rimettermi in piedi; vorresti tu fargliene coscienza?
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