- Tu sei troppo delle mani, figliuol mio.
- È vero, capisco d'aver fatto male; ma chi poteva tenersi? vi so dire che avrebbe cavato le ceffate di mano a un monco, e se mi fosse stato onore, e che non avessi avuto rispetto alla casa, per la vita mia, che gli avrei ricorso il groppone con due picchiate a modo e verso.
- Diavol anche! dico di sì io? che? volevi far di peggio?
- Bene, bene, - conchiuse Lupo, - può darsi che ci scontriamo ancora a Limonta, se il malanno ve lo porta: allora gli darò il suo resto. - Fra non molto vi ci si scontraron di fatti, e Lupo mantenne la promessa. A suo tempo l'accompagneremo fin là anche noi: ora ci conviene andarvi soli per trovare il conte del Balzo.
Uno di quei giorni egli ricevette un messo da Milano, col quale s'intrattenne a lungo in gran segreto; quindi annunziò di secco in secco alla moglie, che il domani si doveva partire alla volta della città, e tutta la casa fu in gran faccende intorno agli apparecchi del viaggio. Ermelinda maravigliata, malcontenta di quella risoluzione tanto impensata, cercò invano di saperne la cagioneQuando si venne a parlare della via da tenersi, ella propose d'andar per lago fino a Lecco, e di là a Milano, chè una via la c'era; una via, già s'intende, come Dio vuole, tutta avvallata, fangosa, che di tratto in tratto rendea figura d'un fossato, dove un cavallo s'affondava fino alla pancia, com'eran tutte le vie a que' tempi: con tutto ciò la meglio che si potesse tenere. Ma il Conte, che dopo lo spavento provato a quel benedetto scoglio di Morcate, aveva in uggia il lago e le barche, peggio che non abbia il vino e le mezzette un bevitorello novizio il dì dopo una imbriacatura, non volle sentirne far parola, e fu determinato che si piglierebbe i viottoli del monte su per la Valassina, a Canzo, a Inverigo e via fino a Milano.
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