Quando colui che avea suscitata quella tempesta ebbe visto compiuto lo sgombro, salì su di una tavola, e si mise a predicar di nuovo, lodando la plebaglia di quel bel fatto, ed esortandola a cessar ormai dal guasto: ma poteva ben predicare, chè nessun gli dava ascolto, e si continuava a correr la chiesa come una terra presa d'assalto; e già i più risoluti penetrando nella sagristia, fracassavano a colpi di mazza gli armadi, e ne traevan fuori i paramenti, i vasi sacri, e se li dividevano fra loro in tumulto come un bottino.
Il mal consigliato corse là, e: - Fratelli, - gridava, avete compita un'opera di benedizione, perchè volete guastarla col sacrilegio? deponete quegli arredi.
- Sono scomunicati anch'essi, - gridò un bell'umore, - bisogna cacciarli fuori di chiesa; - e tutti fecero applauso a quelle parole.
Quivi il predicatore vedendo un giovinotto che cacciatosi un calice sotto il mantello se la batteva, gli si parò dinanzi gridando: - Nel nome delle due podestà figurate per questo Cristo e per questa spada ti comando, o scelleratissimo uomo, di tornar indietro. - Ma colui dandogli d'un tempione che lo fe' girar come un paleo, gli rispose: - Ed io nel nome di questa autorità chè qui, ti comando di lasciarmi andar innanzi.
- Te le ha date lui le due podestà eh? - gli gridò allora un altro. Il percosso diede in escandescenze, e si mise a imprecare tutte le maledizioni del cielo addosso a que' tristi, che lo lasciaron dire un pezzo, e in fine cominciarono a pigliarlo a scapellotti, a ceffate, a calci, e lo cacciaron tutto lacero e pesto.
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Cristo
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