Pagina (133/484)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      A questa conclusione il Conte fece una certa smorfia col viso, che voleva dire: - Amico caro, fallo tu il bell'umore, se vuoi, ch'io per me non me la sento di rompermi il capo per voler cozzar colle muraglie -. Colla bocca però non rispose altro che questo: - Basta, ne parleremo con più agio.
      Ma il giovane che si accorse della storta impressione lasciata dall'ultime sue parole, cercò subito di raddrizzarla: cominciò a dire, che quando poi Marco avesse saputo che quella per cui si risolveva a sconciare il primo avviamento, era una figlia del conte Oldrado del Balzo, non avrebbe saputo che apporgli; e seguitò, come il Visconte avesse chiesto di lui e mostrato desiderio grande di vederlo in Milano, dove le cose parea che cominciassero a piegare a favor del pontefice Giovanni. In fine gli lasciò mezzo intendere, così in nube, che si era fatto assegnamento sulla sua persona pel credito di ch'ei godeva laggiù.
      Non vi voglio dire se il nostro amico si ringalluzzasse, se egli andasse tutto in brodetto: il valent'uomo, come quello che vantandosi di solito da sè, non era usato sentirsi lisciar troppo dagli altri, sfolgorava per tutto il volto di quell'importuno risolino che scorre pelle pelle pel solletico della lode; quel risolino, che per avere una troppo stupida significazione di vanità, ognun si sforza di scomporre, di mandar indietro, e lui no, par che trapeli, che trabocchi da tutte le bande per dispetto, come facesse a posta per render l'uomo goffo e disacconcio ne' più bei momenti della vita, per attossicargli quel po' di dolce che vien tanto di rado e così di malavoglia.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





Conte Marco Oldrado Balzo Visconte Milano Giovanni