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      Marco, all'arrivar dei paggi coi doni, s'accorse che non v'era nulla di che poter presentare una gentil donzella; e chiamò a sè con un cenno un suo scudiere, il quale allontanatosi un momento dalla sala, ricomparve portando una corona di perle s'un bacile d'oro. Allora il signore si levò in piedi, prese la corona colle due mani, piegò un ginocchio innanzi a Bice, poi rilevandosi gliela posò gentilmente sul capo, dicendo: - Dio salvi la regina del convito, - e tutti i commensali risposero con un grido d'applauso.
      Ciò fatto, pregò la fanciulla che volesse, ripetiam le sue parole: - render graziosi que' suoi poveri doni, offerendoli ella di sua mano ai cavalieri e ai baroni che gli avean fatto onore -. Bice sorse in piedi, e tutti i commensali fecero altrettanto. Marco medesimo, servendola da scudiere, la guidò a fare il giro delle mense, e riceveva dalle mani dei paggi, e porgeva a lei cosa per cosa, ch'ella con bel garbo offeriva di mano in mano a quello cui si trovava dinanzi, intanto che il presentato riceveva la cortesia con un ginocchio in terra, baciando il lembo della veste alla bella donatrice. Ad Ottorino toccò un elmo d'acciaio col cimiero smaltato, e vi fu alcuno che notò come alla vaga regina tremasse la mano più del solito nell'offrirglielo; ma la si diede che il peso di quell'arme fosse soverchio al braccio troppo delicato d'una donzella.
      L'ultimo a ricevere il dono fu il conte del Balzo, per cui Marco avea serbato un superbo falcon pellegrino. Lo ricevette anch'egli con un ginocchio piegato, dalle mani della figliuola, le baciò, come gli altri, il lembo della veste; ma nel levarsi in piedi non potè contenere l'impeto della sua paterna consolazione, e gettandole al collo le braccia le fece un bacio sulla fronte, dicendole: - Figliuola mia, Iddio ti benedica!


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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