Ivi si parlava d'una giostra stata bandita quel giorno per festeggiare l'elezione di Azzone Visconti in vicario imperiale. Dopo molte interrogazioni e molte risposte, Lodrisio, trattosi di seno un foglio di pergamena: - Ecco qui, - diceva, - ecco il cartello tal quale è stato gridato dai banditori.
Tutta la compagnia gli si affollò d'intorno, ed egli cominciò a leggere:
Ora udite, Messer principi, baroni e gentiluomini, che vi fo assapere il grande e degno perdon d'armi, il bagordo e la giostra che si terranno a Milano di Lombardia da qui a un mese dalla data delle presenti.
Per fuggir ozio, esercitar la propria persona ed acquistare onore nel mestier dell'armi, e la grazia delle bellissime e nobilissime donne, di cui siamo servitori; e insiememente per mostrare il tripudio della città e del contado, a cagione della nomina del Magnifico ed Illustre Azzone Visconti in vicario imperiale, noi cavalieri qui sotto nominati abbiam votato un'impresa di tener un bagordo e una giostra: dove risponderemo dal levare al tramontar del sole ad ogni cavaliere milanese o forestiero debitamente qualificato.
Nota delle imprese.
Prima impresa a cavallo nella lizza, quattro colpi di lancia, e uno per la dama.
Seconda impresa, a colpi di spada a cavallo, ad uno ad uno, a due a due, o tutti insieme secondo il buon piacimento dei maestri del campo.
I tenitori forniranno le lancie di uguale lunghezza e grossezza, e le spade a scelta degli assalitori.
Se alcuno dà al cavallo sarà messo fuori delle file.
Chi avrà rotto più lance, e fatto meglio, avrà il premio d'un'armatura.
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