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      .. non dirò altro, per un erudito presso le persone del mestiere, come erano appunto tutti quei giovinotti, i quali di tanti in tanto si guardavano in viso alla sfuggiasca ridendo sotto i barbigi.
      È la maledizione degli uomini che sanno tutto; non c'è verso che vogliano averla quella discrezione, quella cautela benedetta di non parlar che d'una cosa cogli ignoranti, i quali non sanno che quella poca.
      Marco non s'era mai staccato dal fianco di Bice, colla quale s'intratteneva con onesta affabilità. Quando, fattasi ora tarda, il padre gli si presentò innanzi per pigliar buona e grata licenza, egli accompagnò la donzella fin sul limitare della sala, dove lasciandola in man di lui, gliela lodò soprammodo, e fattogli maravigliose carezze, accomiatollo col dirgli - che ormai sperava che colla sua frequenza avrebbe ristorato il tempo troppo lungo che non s'eran più scontrati. -
      Il Conte uscì di là tanto inebbriato, che non toccava terra. Appena giunto a casa raccontò alla moglie del grande onore che era stato reso a lui e alla figliuola, ed Ermelinda se ne sentì consolare, non dubitando che Ottorino avesse parlato a Marco delle sue nozze con Bice, e che le gentilezze fatte da quest'ultimo al Conte e alla figlia fossero segno del suo gradimento.
      Poco dopo capitò Ottorino medesimo, tutto giubilante anch'egli, che non si può dir di più: entrato a parlare delle letizie di quel giorno, s'accorse come il Conte e la Contessa tenessero che Marco avesse già dato effettivamente il suo consenso; nè egli si curò di cavarli da quell'opinione.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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