- Eccoti il Bellebuono, - disse a Michele l'uomo che l'avea condotto là dentro, additandogli appunto il percussore. Il nostro barcaiuolo andò verso di quello, che al primo vederlo parve lo volesse ingoiar vivo: ma si rammorbidì poi tosto al suono di certe parole ch'ei gli sussurrò all'orecchio: parlarono insieme qualche tempo sotto voce, e in fine il capo delle sessanta lance si tolse in compagnia quattro soldati ed avviossi a guida del Limontino verso una casetta poco discosta del paese, presso la valle di Roncate.
- Per più di trecento fiorini? m'hai detto, - domandava il Bellebuono al suo guidatore, andando innanzi essi due, otto o dieci passi, ai quattro soldati della scorta.
- Certo, - rispose l'interrogato, - c'è l'argenteria della chiesa, e il suo risparmio di forse vent'anni.
- Ma la casa del Messere non è quella là presso il campanile?
- Questa, dove vi meno io, è d'un suo nipote, e il tesoro è qui.
- Diavolo! che non l'abbia trovato nessuno dei miei soldati nel frugacchiare che hanno fatto da per tutto sta notte?
- Ma se è impossibile! A chi volete mai che venga in mente di cercarlo là dove vi ho detto io?
Intanto giunsero innanzi ad una casetta posta sul pendio, e Michele disse: - È questa.
- Tu Ribaldo, e tu, Vinciguerra, - comandò allora il Bellebuono, - state qui fuori in sentinella, e che nessuno esca se non è con me; e al primo avviso darete una voce per chiamar altra gente se mai bisognasse: e voi altri andiamo.
- Sentite, - disse il barcaiuolo al capo che avea dato quell'ordine, e lo disse con voce alta in modo da essere inteso anche dagli altri quattro soldati: - Dunque mi promettete di lasciare andar salvi tutti quelli che avete fatti prigioni?
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