Ed ecco quella sua figura venir correndo; tutto chiuso nell'armi, avea la buffa calata e il suo bravo lanciotto nelle mani. Come fu giunto fra la gente, non fece altro che levare quel sodo e pesante frassino, e dar giù a dritta e a manca legnate da cristiani; a chi tocca tocca, gridando o per dir meglio ruggendo fra' denti - Ah canaglia! ah canaglia!
I bastonati si trassero indietro sommessi e confusi; ed era a chi facesse valer meglio e più umilmente le sue scuse. - Non si credeva che l'aveste comandato voi! Gli è perchè m'avevate detto prima... - ed egli non restava dal tambussare, dal tirar giù botte da orbi.
Quando tutti furono scompigliati, diede egli stesso di braccio al parroco, fece segno agli altri liberati che lo seguissero, e si allontanò insieme ad essi sul primo sentieruzzo che menava alla montagna, lasciando i soldati sul sagrato di Limonta a maravigliarsi, a gettarsi via, a rimproverarsi l'un l'altro, scotendosi le busse da dosso.
Quando furono in su un bel tratto, il curato si volse al suo liberatore, che lo teneva tuttavia pel braccio, aiutandolo alla salita, e resegli quelle grazie che seppe migliori, gli disse che ormai poteva tornarsene indietro, chè essi erano in sicuro. Tutti gli altri scampati si strinsero anch'essi intorno al creduto Bellebuono, profferendosi a lui debitori della vita. Allora questi cavandosi l'elmo di testa si diede a conoscere per chi era. I miei lettori l'hanno già indovinato da un pezzo: era Lupo.
Aspetta quella notte, aspetta domani, aspetta l'altro, che il Bellebuono scendesse dalla montagna, avevano bell'aspettarlo: i quattro che l'aveano accompagnato nell'ultima sua spedizione tornano a quella tal casetta, scendono per la scala, dalla quale l'aveano sentito andar giù, riescono in una cameretta terrena, giù ancora in una cantina, da quella in un altro bugigattolo, dove lo trovano steso morto per terra.
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Limonta Bellebuono Lupo Bellebuono
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