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      Marco e Lodrisio sapevano troppo bene che l'abate non avrebbe voluto staccarsi dall'antipapa e dal Bavaro, col favor dei quali da semplice monaco s'era levato a tanta altezza, e però non avevan giudicato cosa buona di lasciargli conoscere il segreto. Per quanto uno ti sia stretto amico, per quanto ti riverisca e ti tema, il voler pretendere ch'egli abbia a darsi della scure su i piedi da sè per farti piacere, è sempre troppo; e Marco conosceva abbastanza gli uomini per non domandar mai tanto da essi.
      Dopo che l'abate ebbe raccontata di punto in punto, e con gran passione, tutta la storia di Limonta, conchiuse: - E quello che non mi sarei aspettato mai, si è che tutto, fu opera d'un nostro parente, d'un vostro creato: sì, quei villani ribaldi hanno trovato chi li protesse sotto l'ombra del vostro nome.
      Marco, che aveva lasciato sfogare al prelato tutto il suo mal umore senza interromperlo, a quest'ultime parole si sentì montar la stizza, e volgendo sul dicitore uno sguardo severo: - In che farnetichi mi entrate voi, di grazia Messere? - gli rispose. - Sappiate che, siccome non soglio comportare che nessuno sotto di me preterisca o oltrepassi i miei comandamenti, cosi non sono uso di patire che altri dia ingiustamente aggravio ad alcun de' miei.
      - Perdonatemi, - disse tosto l'abate accorgendosi d'essere trascorso, - non è ch'io intenda di parlare d'alcuno dei vostri fedeli; diceva un de' vostri, per modo di dire, perchè è uno al servizio d'un vostro creato, ma ne è del tutto indegno, chè nasce d'un mascalzone, e fa ritratto di quel ch'egli è.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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