Č vero, che venendo da Monza s'era vantato col Conte (non so se ve ne ricordi) d'esser egli alla fine padrone di sč, e di sposare qual pių gli piacesse a grado o a dispetto di Marco; ma quella era stata propriamente un po' sparata, ed ora a testa fredda non se la sentiva di romperla con quell'uomo: Marco Visconti! lo conosciamo un tantino, ed egli lo conosceva assai meglio di noi: e lasciando anche da una banda il terrore che potea ragionevolmente mettere in qualsivoglia animo pių intrepido e baldanzoso l'inimicizia d'un uomo di quella tempra, Ottorino non poteva poi sostenere il pensiero di dover cadere in ira a lui che l'aveva sempre amato come un figliuolo, sotto al quale avea dato i primi passi nella carriera dell'armi, dalle cui mani era stato creato cavaliere; a lui ch'egli aveva sempre riguardato come un esempio, una guida, come la luce che illuminava la sua via.
E poi un'altra ragione: se il giovane avesse anche voluto far il bell'umore, saltar la sbarra, come si dice, e tôr Bice a dispetto di mare e di vento, ecco che il Conte gliel'avrebbe negata; l'avea detto troppo chiaro, che non voleva aver nulla a partire con Marco, e, non l'avesse detto, era facile l'indovinarlo.
Ottorino combattuto da tanti pensieri, cominciō a diventar torbido, paturnioso l'un dė pių che l'altro, e quell'uggia che gli stava addosso non poteva a manco di lasciarla scorgere tanto o quanto ad Ermelinda ed alla figlia, colle quali soleva passare gran parte del suo tempo. Esse a stargli attorno perchč rivelasse la cagione di quella nuova cura, ed egli a schermirsene sempre, o col tacere, o col dar parola, o col voltar discorso; tanto che sė l'una che l'altra cominciarono ad entrare in sospetto di qualche cosa di grave.
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