Pagina (189/484)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      - Ma santo Dio! se io potessi.
      - Lo potete, e lo dovete fare, - insisteva la sorella.
      - Sentite, - rincalzava Ottorino, - la notte che Marco si congeda da' suoi amici, nella gioia d'una festa, non vi potrà negare la prima grazia che gli domandate... egli ha l'animo umano... Ditegli che è un prode condannato a morire per aver salvato il suo paese, per aver tolti degl'innocenti dalle unghie d'una sfrenata canaglia: ditegli ch'egli è un soldato, il quale ha combattuto sotto le insegne del biscione, e le ha tinte del suo sangue; che non lasci morire un valoroso della morte dei malfattori; che Lupo ha un padre e una madre.
      Qui il conte del Balzo volse gli occhi verso l'uscio, avendo sentito da quella parte un suono di gemiti e di pianti che veniva innanzi: poco stante l'uscio si spalancò, e furon visti entrar nella sala il falconiere, Marta e Lauretta, tutti in lagrime, pallidi, sbattuti dall'angoscia e dallo spavento. Ambrogio si gettò ai piedi del suo padrone, gli abbracciò le ginocchia, e levandogli in viso uno sguardo tutto stravolto, tentò di formar qualche parola, ma non usciva che un gemito rotto e inarticolato; gli si vedeano tremar le labbra smorte, si sentiva il battere convulso dei denti percossi insieme. Tutti gli occhi erano fissi su di lui; la stessa moglie, la stessa figliuola, pareva quasi che, sospeso il proprio dolore, non attendessero che a quello più tremendo ch'ei mostrava.
      - Il mio figlio! il mio figlio! - esclamò egli alla fine profferendo a stento le parole. - Oh salvatemi il mio figlio!


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





Dio Ottorino Marco Lupo Balzo Marta Lauretta