Bice, la quale desiderava tanto di potersi trovare con lui per aver agio di supplicarlo della grazia di Lupo, col buon piacere della zia, accettò la mano offertale cavallerescamente da Marco, e si avviò in compagnia di lui.
- I tenitori hanno ad esser dodici, come sapete, - diceva il Visconte alla donzella scorgendola per le sale: - undici ve li mostrerò, chè son qui tutti, ma il duodecimo non ve lo troverete: so però che quello non avete bisogno che ve lo faccia conoscer io, chè lo conoscete già da un pezzo, è vero? -
Bice si fece tutta rossa, e non disse parola.
- Ho visto che l'avete salutato con molta umanità uno di codesti giorni, che siam passati insieme dinanzi alla vostra casa; e poi so ch'egli stette a Limonta gran tempo, e che anche adesso...
- Sì, è vero, lo conosco, - disse la fanciulla, abbassando timidamente il volto, - anzi egli ha uno scudiere pel quale...
- Non parliamo de' suoi scudieri se vi piace, - l'interruppe Marco, - parliamo un poco di lui. -
A questo punto la fanciulla, che seguitando sempre il suo guidatore metteva il piede in una lunga camera vicina all'ultima delle sale della festa, si volse indietro e vide suo padre, il quale ponendosi il dito in croce sulla bocca con una grande significazione di tutto il volto le accennava di tacere, di guardarsi bene. Questo incidente accrebbe sempre più l'imbarazzo e la tema della poveretta, già timida e imbarazzata la sua parte dal trovarsi sola con quell'uomo, di cui avea sentito dir tante cose, dall'ascoltare parole che tentavano il segreto verecondo e geloso del suo cuore, dal vedersi in procinto di doverlo pregare per cosa di tanto rilievo.
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Lupo Marco Visconte Limonta Marco
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