Richiamando però un suo tal verginale coraggio, che nei momenti più forti e difficili non le veniva mai meno, incominciò con voce tremante e supplichevole:
- Signore, posso io sperare che venga ascoltata una mia umile e fervorosa preghiera?
- Non m'avete voi accettato per vostro cavaliere e vassallo? - rispose Marco, - e vi si avviene egli codesto linguaggio con me? voi non avete preghiere da porgermi, ma voleri da significarmi. -
Tacquero alcuni istanti, e in quel mezzo, attraversando tre o quattro altri salotti, erano riusciti in una camera appartata fuor della vista di quanti stavano sulla festa. La fanciulla, tutta invasata di quello che era per chiedere al Visconte, questi infervorato nella passione che non gli lasciava veder più lume, eran troppo lontani dal por mente a quanto vi potea essere di strano, di sdicevole in quel loro scostarsi a quel modo dalla brigata, e si può dire che nessun di loro se n'era pure accorto.
Quando Bice si trovò in quel luogo solitario, guardossi intorno, a tutta prima alquanto smarrita; ma cadendo poi tosto in ginocchio innanzi a lui che ve l'avea condotta, disse singhiozzando: - Una vostra parola può salvarlo: abbiate compassione d'una famiglia desolata: oh se io potessi piangere, come piangeva poco fa il suo povero padre! se il Signore mi mettesse in bocca quelle sue parole! sono sicura che non me lo potreste negare. -
Ella parlava a questo modo fondata su ciò che suo padre, secondo l'intesa, avesse già informato il Visconte d'ogni cosa, ma questi che non ne sapea nulla, sentendosi ora supplicare con tanta passione, e non indovinandone il soggetto, in prima rimase stupito, poi subentrandogli tosto la pietà, l'amore, la confusione di vedersi ai ginocchi in quell'atto servile la regina de' suoi pensieri, si scordò d'ogni altra cosa, chinossi per rilevarla, e le dicea tutto agitato: - Che cosa fate?
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Marco Visconte Bice Visconte
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