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      ... no, risolutamente no; via, sorgete; voi prostrata ad una creatura umana? voi? - Essa però non toglievasi da quella positura, e seguitava a pregarlo giugnendo le palme e levandogli in volto gli occhi lagrimosi, in un tale atto, che parve al Visconte in quel punto di veder viva e vera nella fanciulla che gli stava dinanzi la madre di lei, che così gli s'era gettata ai ginocchi, così l'avea supplicato, tanti anni addietro, quella notte ch'era venuto per torla alla casa paterna. Egli sentissi rapir fuori di sè; rialzò per forza la supplichevole, la fece adagiare s'una seggiola, e intanto che Bice coprendosi il volto con ambe le mani piangeva dirottamente d'affanno, di vergogna e di sgomento, sicchè le lagrime si vedevano stillare di mezzo alle bianche dita; egli senza osare di avvicinarsele: - Oh! - seguitava, - oh! ditemi il vostro desiderio, e vi giuro per quanto m'è cara la speranza dell'eterna salute, che farò tutto quello che sta in me per renderlo pago; tutto, se n'andasse lo Stato, la vita, l'onor mio. Ditelo dunque, cavatemi di tanto tormento, dite, chi è quegli che posso salvare?...
      - Lupo, - rispose singhiozzando la fanciulla.
      - Chi? quel vassallo del monastero di Sant'Ambrogio che fu condannato nel capo?
      - Sì, egli è figlio del falconiere di mio padre, è fratello di una mia cara damigella... oh se li aveste veduti!...
      - Via, non piangete più: Lupo è salvo, lo dono a voi... Così potessi col mio sangue ricomprare una di queste vostre lagrime! Via, Ermelinda! Ermelinda!... voi mi fareste delirare; Bice, non piangete più, Lupo non morrà.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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