- Che ti pensi tu? - rispose il Vinciguerra, - che anch'io faccia buon sangue col soldo che me ne busco? Ti ricordi quando abbiam combattuto insieme sotto Marco Visconti?
- Viva Marco! - sclamò Lupo riscosso da quel nome che solea far palpitare il cuore d'ogni soldato lombardo. - Quegli è l'uomo! sempre innanzi lui pel primo a far maraviglie della sua persona; e poi, affabile, alla mano, amico dei soldati; e, quando ce n'era, un po' per uno, e se s'aveva a stentare, stentar tutti insieme; non come codesti tuoi... che satolli e rimpinzati fino a gola, ti gridano dal refettorio: innanzi! innanzi!... Sì, eh? per amor di que' bei visini? perchè possano metter più cotenna? E poi, che belle imprese! come l'ultima là di Limonta: gente armata che capita adosso di notte a tradimento a dei poveretti sprovveduti: è egli mestier da soldati codesto?
- Hai ben ragione.
- Del resto, ve', se quei poveretti fossi giunto a tempo io di mettergli insieme, ti so dire che voleva essere un altro giuoco, e poteva ancora costarvi salato... Basta, non vo' pensarci, chè la mi cuoce troppo.
- Povero Lupo! siamo sempre stati amici; fummo compagni d'armi, e a vedere adesso quel che mi tocca a fare!
- Fai il tuo mestiere.
- Sì, ma credimi, che quel doverti far la guardia, io, qua dentro, e poi sapere dove ti ho da condurre... credi, che la non mi può entrare.
- Via, via, mandala giù con un bicchier di vino, - disse il condannato, e versandone egli stesso due bicchieri da un gran fiasco, e pigliandone uno, porse l'altro al compagno e disse: - alla salute di Marco!
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