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      - Sentiamo.
      - Se io, - diceva Lupo, - arrivo a Limonta un'ora prima, e mandando, per modo di dire, un falso avviso al tuo Bellebuono, lo tiro, lui e tutti voi altri, in una gola del monte, dove io, appostato co' miei bravi paesani, vi piombo addosso, e v'accoppiam tutti quanti come topi alla schiaccia, ho io fatto peccato mortale? ho da confessarmene?
      - No, perchè quello è uno stratagemma di guerra.
      - E il mio non è stato uno stratagemma di guerra? salvo che in cambio d'accopparvi tutti, non ne ho accoppato che un solo.
      - Oh che ha che fare?
      - Ha che fare ogni cosa; e poi, la ragione non la conti per nulla? la ragione d'averlo accoppato per difendere tanta povera gente del mio paese, e il nostro curato ch'ei voleva straziare e assassinare per suo spasso?
      - Caro tu, adesso me l'hai detta grossa: andar a cercar la ragione!... e poi, sei soldato!
      - Lo so anch'io, ma, dicevamo per un paragone, che quella non era una guerra giusta e ordinata, era una banda di assassini e di ladri che ci veniva addosso.
      - Alto là! adagio un po' con codesto bel garbo di cavar di nome la gente, - rispose il Vinciguerra facendosi brusco; - io ti so dire che ho sempre fatto il soldato e non mai il ladro nè l'assassino e se non fosse che...
      Ma Lupo cacciandosi a ridere: - Eh, va via, buffone! - gli diceva, - vorresti venire a pigliarla con me? con uno che fra mezz'ora sarà all'altro mondo? avresti trovato il tuo: un uomo in agonia!
      - Che cosa mi vai adesso a cavar fuori? - rispose il soldato sconturbato tutto da quelle parole, e dalla freddezza con cui eran pôrte.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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