Schiudendo dalle trepideLabbra un superbo riso,
La bella a lui rivolta:
Scostati, - disse, - e ascolta:
In me un'antica, ingenuaSchiatta macchiasti, o vile;
Che ti levò dal trivio,
Ma non ti fea gentileQuel tuo signor villano
Che mi ti diede in mano.
Non io patir l'ingiuriaPotei del sangue e il danno,
E concedetti, ahi misera!
A un cavalier britanno,
Prezzo di mia vendetta,
Questa beltà negletta.
Ei m'ha tradita: al subitoRomoreggiar ch'io sento
Balzo fra il sonno, e taciteVeggio spiegate al vento
Di quel fellon crudeleRatte fuggir le vele.
Cader due volte, sorgereDue volte il sole io vidi,
Soletta errando in lagrimeSu questi ignoti lidi:
Spettacol, mostra a ditoDal volgo impietosito.
Or che mi resta? suppliceL'onta del tuo perdono
Implorerò, spregiandoti?
Sì abbietta ancor non sono:
Quanto vedesti, al mioPadre tu annunzia: Addio
.
Dice, e al terrazzo avventasi,
E ratto dalla spondaD'un salto si precipita
Col capo in giù nell'onda:
Sonar pel curvo lidoS'intese un tonfo e un grido.
Fra i ciechi scogli infrantasiIl delicato fianco,
Sparì; ma tosto emergereFu visto un velo bianco;
E l'acque in cerchi mosseFarsi di sangue rosse.
Non diè una lagrimaIl cavaliere,
Qual è di nereArmi vestito;
Soletto e tacitoLunghesso il lito
Si dileguò.
I venti muggono,
Biancheggia l'onda;
Ei dalla spondaD'una barchetta
Guarda la floridaTerra diletta
Che abbandonò.
In fra le nordicheNebbie viaggia;
Già sulla spiaggia
È d'Albïone;
Ed ecco affrontasiCon quel barone
Che lo tradì.
Le lance abbassano,
Piglian del campo;
Ratti qual lampoI due giannetti
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Albïone
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