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      Vagolarsi ancor vede d'intornoTutta in lagrime, pallida il volto,
      E pur bella, la sposa infedel.
      - Santo vecchio! e ti spunta morendoUna stilla segreta di pianto?
      Che t'affanna? - Ah t'intendo, t'intendo:
      Riveder lei che amasti già tantoNon potrai fra gli eletti nel Ciel. -
     
     
     
      CAPITOLO XVII
     
      È impossibile significar con parole l'entusiasmo destato da quel canto: il Vicario si levò dal suo seggiolone, corse ad abbracciare il trovatore, e, dopo d'averlo colmato di lodi, gli disse: - So che la vostra cortesia v'ha messo a piede, sarebbe troppa vergogna per me il lasciarvi partir così dai miei domini; voglio dunque che accettiate per amor mio un palafreno ed un ronzino; - si volse poi ad uno scudiere, e datogli l'ordine che fossero tosto allestiti i due cavalli, gli disse all'orecchio, che dovesse aggiungervi un ricco abito e una buona somma di danaro.
      Il cardinale si tolse dall'indice un anello d'oro con un grosso smeraldo, e lo pose egli stesso in dito al Vitale; Luchino, per non restar indietro, gli regalò un pugnaletto col manico aspro di borchie dorate, e così tutti i cavalieri che si trovarono nel palco fecero a gara ad offrirgli, quale una cosa, quale un'altra; le dame e le donzelle anch'esse, fatte ardite dalla maraviglia, gli si strinsero tutte d'intorno, e tutte lo vollero presentare d'una qualche gentilezza, accompagnando il dono con tale modesta urbanità di parole e di maniere da renderlo l'un cento più caro e pregiato.
      Certo che al lettore parrà strabocchevole quel plauso per una canzone ch'egli avrà trovata un'assai magra cosa; ma noi lo preghiamo a considerare, che altro si è lo starsene solo nella sua camera con un librattolo in mano, a rilevare, a pesar freddamente e avvisatamente (per non dir di peggio) verso per verso, sillaba per sillaba, non avendo sott'occhio che il bianco della carta e il nero dei caratteri; altro il sentirne una sfuriata traboccar di vena dal labbro d'un bello e prode giovane, che coll'atto animato del volto impronta le parole, e le avvalora coll'incanto d'una voce armoniosa, sposata a magistrali melodie del liuto, ora molli e soavi, ora severe e forti, secondo che il sentimento lo richiede: melodie tanto più efficaci perchè nate essè medesime ad un punto col verso sotto le dita dell'ispirato trovatore; e tutto questo in mezzo a un'adunanza numerosa e infervorata di garzoni e di donzelle, dove l'impressione d'ognuno degli ascoltatori viene a raddoppiarsi all'aspetto di quella che si manifesta nei compagni, e, causa ed effetto tutt'insieme, mischiasi e cresce a guisa di fiammelle congiunte che si levano in una vampa d'incendio.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





Ciel Vicario Vitale Luchino