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      Fortuna, che i poeti son d'una tempra più benigna, e per lo più non se la pigliano che colle orecchie del prossimo; se no, i nostri padri volevano star freschi.
      Ma torniamo alla storia. Dopo d'aver salutato il Vicario, le due compagnie che erano schierate in una sola fila innanzi al pergolo si divisero l'una dall'altra, e voltatesi le groppe, una avviossi a manca, l'altra a diritta, allontanandosi fino ai due estremi opposti, venendosi quindi incontro, e salutandosi quando si affrontarono a mezzo del cammino. I generosi cavalli sbuffando, pareva che fremessero impazienti dell'aringo; i cavalieri colle visiere levate, colle lance alte procedevano tutti stretti insieme, salvo il capo della schiera che andava innanzi agli altri: gli elmi, le corazze e gli scudi, i fregi d'oro e d'argento lampeggiavano ai raggi del sole, ormai giunto a mezzo della sua carriera; si vedevano ondeggiar nel corso le sopravvesti e le coperture dei cavalli; piume e pennacchi e bandieruole sventolare per aria.
      L'armaiuolo nostro conoscente, tosto ch'ebbe visto arrivare il Vicario, lasciata la sua bottega posticcia a guardia d'un fattorino, era corso al lato sinistro dello steccato presso i due padiglioni bianchi, dove era aspettato dalla moglie.
      Una mezza dozzina di giovani suoi lavoranti gli avean mantenuto il posto, e fattogli far largo, subito ch'ebber visto spuntare tra la folla il suo berretto colla piuma da maestro corazzaio; e però egli potè collocarsi a tutto suo agio presso la sua donna, colle braccia appoggiate alla sbarra.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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