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      La controversia andò innanzi alle primarie Corti d'Amore che risiedevano in varie città d'Europa, e fu definita in più maniere; dalle decisioni di queste si fece appello finalmente alla Corte plenaria di Provenza, la quale dopo un maturo esame, dopo una lunga e dotta discussione, dopo d'aver consultati i primi dottori, sentenziò solennemente a favore dell'occhio del Caimo, vale a dire ch'ei potesse scoprirlo. Il timorato amante, il quale in tutto quel tempo era sempre stato cieco, levò finalmente la benda fatale, rivide la luce, dopo forse tre anni; e coll'occhio che gli era avanzato tornò alla vita di prima per compiere il voto di quel terzo che gli rimaneva tuttavia da scavalcare (guardate costanza del buon tempo antico!). Quando Dio volle, scavalcò anche quello. Che gioia!... Ma che direste voi, che quella crudelaccia della sua dama, cui non dovean garbar troppo i ciechi d'un occhio, andò a cavar fuori un altro uncino, e gli disse che la promessa era di non comparirle dinanzi se non coi due occhi aperti, e però ora che non ne avea che un solo, si guardasse bene di non lasciarsi mai più vedere.
      Ma torniamo nello steccato. I cavalieri nuovi, secondo le leggi de' tornei, fecero un presente dell'elmo che avean portato, agli araldi del campo; ma qui pure insorse un altro contrasto, perocchè uno dei detti cavalieri nuovi avea già corso una lancia in un passo d'armi tenutosi a Como poco tempo prima, e vi fu chi pretese ch'egli non fosse obbligato a lasciar l'elmo agli araldi, non essendo quelle le prime armi ch'ei faceva; ma fu deciso che l'elmo era dovuto, per la ragione che l'affronto a cui avea presa parte la prima volta era stato una mislea, vale a dire, che non s'era combattuto colla spada; e miser fuori quella famosa sentenza in fatto di giostre e di tornei, che la spada franca la lancia, ma la lancia non franca la spada.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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