.. e se gli saltasse mai in capo di domandar di voi ancora, e che sentisse che non vi siete...
- Oh ci verrò, ci verrò senza fallo.
E tenne parola; il domani fu de' primi a comparire in un palco a canto a quello del Vicario; non era per anco allestito il campo, non eran per anco giunti i tenitori, ed egli era già là, bello e tirato colla figlia e con un ricco seguito di donzelli e di paggi.
Quando il Vicario e i suoi due zii si affacciarono al pergolo, egli a far loro di berretto, a inchinarli, a gittar intorno le braccia, ma nessuno parve accorgersi di lui, nessuno parve distinguere il suo dai saluti che venivano dai palchi d'intorno, la qual cosa cominciò a somigliargli un po' strana. Seduti che furono tutti al loro posto, egli con quella sua barbetta tra il bianco e il rosso che non tenea mai ferma, con quei due occhietti grigi sempre in volta, con quella sua voce fessa e crocchiante sempre in aria, s'affannava pure per farsi notare, ma nessun gli badava più che non si badasse ad una coppia di cani che scorrazzavano per lo steccato abbaiandosi dietro; il che alla fine gli ebbe messo addosso una stizza che mai la maggiore.
Si cominciò la giostra: presentaronsi molti cavalieri a toccare quando l'uno quando l'altro degli scudi esposti in cima a varie aste conficcate in terra presso il padiglione dei tenitori; successero molti scontri, ma non vi fu pure un colpo segnalato; chi corse la lancia in fallo, chi staffeggiò da questo o da quel piede, chi si chinò sulla groppa del cavallo; v'ebbero due lance spezzate, e nulla più.
| |
Vicario Vicario
|