L'immenso popolo affollato ai palchi, alle sbarre, alto all'indietro sopra panche e carri e tavolati posticci, sparso in maggior distanza su per gli alberi del bosco vicino, per le bertesche, per le altanelle delle poche case che erano in quei contorni, aspettava in silenzio: non v'era cuore che non palpitasse d'impazienza, d'invidia, di coraggio o di terrore; già stava per sonare il segnale dell'assalto, quando avvenne un caso che mandò sossopra in un tratto tutte quelle turbe; e poco mancò che non rovesciasse la vacillante potenza d'Azzone.
Lupo, che stava dietro ad Ottorino, ingannato da un accidentale movimento fatto in quel punto dal Vicario colla mano, lo credette il segnale dato al trombetta perchè sonasse l'assalto, e gridò con voce alta, che in quel silenzio fu intesa dall'un capo all'altro dello steccato: - Viva Marco Visconti! - quello era il grido di guerra del suo signore, il quale tosto che l'ebbe inteso levando in alto una mano coperta del guanto di ferro, ripetè anch'egli: - Viva Marco Visconti! - Nè esso però, nè il suo competitore si mossero punto, non avendo udito lo squillo della tromba: ma la turba spettatrice che parteggiava in segreto tutta quanta per Marco, e sapeva così in nube che v'era in aria qualche macchinazione, credette che quel grido fosse il segno d'una congiura, un eccitamento a sollevarsi contra il Vicario; e in un momento migliaia e migliaia di voci vi risposero concordemente da tutte le parti, e molti fur visti metter mano all'armi, moversi ed aggrupparsi, interrogandosi insieme, e guardar intorno se si vedesse comparire una bandiera, un capo sotto cui raccogliersi.
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