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      Se Marco fosse comparso in quel momento e si fosse mostrato al popolo, il colpo era fatto; le poche guardie del Vicario si ristrinsero spaventate intorno al suo palco; vi fu un momento in cui lo stesso Azzone e i suoi due zii Luchino e Giovanni si tenner perduti.
      Nel maggior ribollimento, quando le grida eran più alte e feroci, il cavaliere sconosciuto, che non si era mosso dal suo posto, alzò una mano al morione, e fece l'atto di levarsi la visiera come se in quel punto fosse dimentico ch'ell'era inchiodata, ma non fu che un moto fuggitivo, e che parve involontario, perocchè riabbassò tosto il braccio, ed appoggiando il pugno chiuso sul cosciale di ferro, stette immobile guardando di sotto la buffa tutta quella confusione procellosa.
      Intanto correvano intorno gli araldi, i maestri e gli aiutanti di campo a gridare, a far segno alla gente che si racquetassero, che tornassero al loro posto: difatti a poco a poco il temporale cominciò a sciogliersi, a dissiparsi, e svanì del tutto: i feroci giovani cui pizzicavan le mani, i timidi che non volevano restare a farsi pigiar nella calca, e i curiosi che facevan maggior ressa, ed erano i più, si recarono al loro posto, parte fremendo, parte ridendo, parte domandando che era stato.
      Tornata la quiete e il silenzio, squillò la tromba, e i due combattenti si vennero incontro collo scudo innanzi al petto, e il capo piegato dietro allo scudo in guisa che la faccia ne rimanea coperta fino agli occhi.
      Ma il cavaliere ignoto, il quale disegnava di correre la prima lancia con un colpo di destrezza, invece di pungere il cavallo dei due sproni, e dargli carriera sfogata, lo mise ad un frenato galoppo, e, quando fu giunto a tiro, presentò per isbieco lo scudo all'avversario che gli si serrava addosso a tutta furia, sicchè la lancia che lo colse sdrucciolò sul pulito acciaio senza potervi far colpo, e gli passò via rasente il fianco; mentr'egli, posta intanto la mira allo zendado azzurro che Ottorino s'era messo quel giorno ad armacollo, lo traforò entrandovi colla lancia fino al calcio, e nel trascorrere innanzi col cavallo gli riuscì di strapparglielo netto di dosso.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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