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      ... figuratevi!... quasi ch'io sia andato a cercarli io costoro; per quel bel gusto che ne cavo! oh poveretto me!... Ah messere, se possiam tornare a vedere i nostri monti! - e mise un sospirone.
      Il curato, senza dargli contro apertamente, cercava di rassicurarlo, di fargli animo, dicendo che l'imperatore sarebbe stato respinto, che vedea prepararsi una gran difesa; ma l'altro non faceva che impazientirsi: - E che cosa sapete voi? - gli rispondeva bruscamente, - voi non sapete nulla... Basta, quel che mi preme si è, che raccomandiate ben bene a quei di Limonta, che non mi abbandonino; chè sono, si può dire, limontino anch'io... E qui in casa, vedete, amici con tutti, ve n'è d'ogni sorta... Appunto, debbo avvisarvi che troverete fra le altre genti del monastero di Sant'Ambrogio anche quelle tali lance che hanno dato il fuoco al paese, e non vorrei che fra quelle e i nostri nascesse qualche scandalo... Se ci fosse qui Lupo; fra loro soldati se la intendon subito: egli potrebbe farvi far la pace: il male si è che adesso non so dov'ei sia.
      - Lupo? - disse il curato, - l'abbiam veduto qui fuori delle porte, in su una piazzetta, che stava ammaestrando un drappello di villani a giocar di spadone; anzi ci venne dietro fino alla porta della vostra casa, ma non volle entrare, chè disse essergli stato inibito da voi.
      - È vero; - rispondeva il Conte tutto impacciato, - fu una certa storia... ma adesso... se volesse venire pel fine che vi dicea... gliene darei licenza ben volentieri.
      - Com'è così, - soggiungeva il pievano, - potete farne cercar fuor della postierla; v'è una chiesa grande, nuova, con la facciata rossa.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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