Intanto i cavalli alamanni giungono a furia, il ponte risuona sotto le zampe ferrate, già alcuni son penetrati sotto la vôlta, dov'è un buio, uno scompiglio, un gridare, un ricambiar di colpi spaventoso: se non che in mezzo a quel fracasso si distingue ad un tratto un fragore di ferriere scorrenti, quindi s'innalza uno strido acutissimo di dolore. Un ultimo sforzo avea in quel punto liberato il carro di sotto al peso che lo teneva impacciato, e la saracinesca cadendo era venuta addosso ad una barbuta alamanna che vi si trovava sotto.
Comparvero alcune fiaccole a rischiarare quella scena di terrore: cinque o sei cavalieri tedeschi, che erano già trascorsi oltre, vennero uccisi dai nostri, e sotto l'arco del ponte si cominciò un accanito combattimento fra quei di fuori che a forza di leve volevano rialzare la saracinesca e quei di dentro che facevano ogni sforzo per impedirli: ferivansi gli uni e gli altri a furore con picche e spiedi e zagaglie, che si vibravano fra i bastoni ripigliati dall'enorme cancello che divideva le due parti; ma gli Alamanni avean la peggio, impediti, com'erano, dagli spuntoni di che dalla loro banda erano armate le traverse, spuntoni sui quali venivano spesso a percuotere e ad infilzarsi sospinti uomini e cavalli.
Lupo vide sulla via di San Marco una nuova frotta di nemici accorrere a rinfrescare la pugna; ordinò ad alcuni dei suoi, che giugnevano intanto da tutte le bande, che salendo sulla torre vi facessero giocare una manganella: fra pochi momenti cominciò a venir dall'alto una tempesta di pietre; cominciò dalle feritoie a volar un nembo di saette, e gli Alamanni ebber di grazia d'abbandonar l'impresa, e di darla a gambe.
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