I nostri montanari ebbero compassione di lui, e cavatolo di sotto alla trappola, lo portarono in casa, dove fu curato dalla vecchia Marta che s'impicciava di racconciare ossa slogate e rotte, ed era tenuta in Limonta per la più gran medichessa. La povera donna, nella semplicità del suo cuore, non credette di peccare contro la carità del prossimo esercitandola verso un nemico, il quale, dal momento che non potea più nuocere, tornava a diventar prossimo anche lui.
Quella stessa notte, poco più d'un'ora dopo il vano tentativo fatto dai Tedeschi, il Pelagrua, avvolto in un mantello bigio col cappuccio sugli occhi, e sotto panno tutto armato di ferro, comparve in casa di Lodrisio Visconti, di cui trovò la porta socchiusa; entrovvi, e, riconosciuto da alcuni soldati che vi stavan di guardia, passò in una sala dove gli venne incontro il padrone, il quale lo stava aspettando con aria inquieta.
- Solo? a quest'ora? - disse Lodrisio, - e così, com'è andata?
- Il diavolo mi porti e venga il vermocane a tutti quei maledetti montanari! - rispose il Pelagrua sbarazzandosi dal mantello.
- Che! ti sarebbe fallito il colpo?
- Tutto alla peggio.
- Ah poltron traditore! - gridò il cavaliere andandogli colle pugna sul viso, - non so chi mi tenga ch'io non ti sconci colle mie mani quel po' d'effigie di cristiano che hai su quel muso da fariseo.
- Sentite, - diceva il Pelagrua, senza mostrare d'essere gran fatto spaventato da quell'ira, - da me non è mancato: la fu in grazia di quella forca di Lupo, quello scudiere d'Ottorino, che conoscete; non m'ha dato tempo di staccare i cavalli, ed ebbi di buono di potergli scappare dalle unghie, e venir qui a darvene l'avviso.
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