- Ora mi convien andare fino a Castelletto, - così parlò Ottorino al corriere; - dirai a chi t'ha mandato che prima di sera sarò al Seprio.
- Oh! venite subito, - rispose quegli, - chè me n'ha fatto una gran fretta il castellano, e ho già perduto tanto tempo a cercarvi laggiù.
- Ma come hai indovinato ch'io era qui? - domandò il cavaliere.
- Seppi da un palafreniere del conte del Balzo che eravate partito a questa volta: mi vi misi dietro, e non v'ho potuto raggiungere prima d'ora.
- E chi te l'ha data la lettera?
- Il castellano del Seprio, fin da ieri sera. È giunto colà un barone, e subito si sono spacciati cinque o sei corrieri per diverse bande.
- Lo conosci tu quel barone?
- No, perch'io son nuovo in questi paesi, ma deve esser qualche cosa di grosso all'onore che gli fanno. È un uomo grande, di mezza età, di bell'aspetto; il volto così e così, - e si fece a dipinger Marco che non ne perdeva un pelo.
Ottorino pensò che ogni indugio, oltre all'essere inonesto, sarebbe stato inescusabile in quel punto per la gravità degl'interessi che ne potevan dipendere, e risolvette di dare una corsa fino al Seprio, e tornar poi tosto a prender la sposa.
Castel Seprio era lontano poco più d'una mezz'ora di viaggio; la gita e il ritorno non gli avrebbero tolto più del tempo che ne dovea portare la fermata da farsi a Gallarate. Disse dunque al corriere che aspettasse, e corse tutto lieto e giubbilante a partecipar ogni cosa a Bice.
- È Marco, - disse questa spaventandosi, - è Marco che vi fa chiamare?
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