Allora il giovine cominciò a parlarle con tanta forza, con tanto sentimento, della lealtà di Marco, dell'altezza generosa di quell'animo; mostrò tanta fidanza in lui, tanto desiderio di tornargli amico, di correre fra le sue braccia, le fece vedere di quanto momento fosse quella pace nei comuni loro destini, ch'ella dopo molte difficoltà, dopo molto dire e rispondere, alla fine, parte persuasione, parte condiscendenza, si contentò ch'egli andasse a trovarlo al Seprio.
- Tornerete tosto, è vero? - gli disse Bice per ultimo.
- Fra un paio d'ore al più tardi sarò qui, - rispose Ottorino: - non ci vo che per vederlo, per pigliar seco i primi concerti. Intanto tu rimani colla tua Lauretta, e colla scorta di Lupo e dei due scudieri di tuo padre.
- Ma e voi non vorrete tor nessuno in compagnia?
- Non è che una corsa, ti ripeto; verrà con me il corriere che m'ha recata la lettera, e m'è di troppo; il paese è fidato. - Ciò detto, gittò le braccia al collo della sposa, le diede e ne ricevette un bacio, e partì.
Passan le due ore prefisse, ne passa una terza, e Ottorino non viene; ogni cosa che Bice vede moversi di lontano guardando dalla finestra verso la parte d'onde l'aspetta, le par che sia la piuma bianca del suo cimiero; ogni rumore che ascolta le par lo scalpito del suo cavallo; innanzi e indietro per la camera, in compagnia dell'ancella: ora fa chiamar Lupo per intender quel ch'ei ne sappia dire, ora s'affaccia al balcone e guarda, ora siede soletta in un canto aspettando dolorosamente: indugia, e pena, e stenta; passa un'altr'ora, e un'altra, è già la quinta da ch'egli è partito, e Ottorino non compare ancora.
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