... Ma anch'io voglio bere, portane qua del buono, chè ho un'arsione in gola, come se il diavolo vi stesse a bottega.
- Taci lì, buffone, e fàlla finita una volta; ti domando se il cavaliere abbia detto che verrà qui stasera?
- Ah se verrà stasera? è questo che mi domandi?
- Sì, in tanta malora!
- Sicuro che verrà stasera, verrà stasera senza fallo.
Bice si sentì tutta consolare, ma fu una consolazione che durò poco, perchè il castellano, fattosi più presso a quel cialtrone, gli gridò nell'orecchio:
- Ma non m'hai detto a me che veniva domattina?
- Sì, ho ben detto domattina; sicuro, domattina.
- Sta un po' in cervello, se puoi: è stasera insomma, o è domattina che verrà?
- Stasera e domattina, - rispose il finto ubriaco; - oh bella! sì signore, stasera e domattina, - e qui si mise a cantare con una voce da cornacchia:
Beviam, beviam, stasera e domattina,
A gorgata, a zinzini, a garganella:
Allor ch'io bacio in bocca la mezzina,
N'indormo il creditore e la gonnella;
Ho in tasca i birri...
Ma il Pelagrua stampandogli un ceffatone sul grifo, gli gridò: - taci lì, boccaccia di forno!
La povera fanciulla, fastidita da quel sozzo spettacolo fece segno al castellano che sgombrasse. - Mettete subito un uomo fidato a cavallo, - gli disse: - egli porterà a Castel Seprio una lettera che ora vi sarà data; e tornerà colla risposta: fra tre ore al più tardi ch'ei sia qui, o ne avrete a render conto a me.
Il castellano, dopo d'aver risposto con un inchino profondo che sarebbe stata obbedita, uscì traendosi dietro per un braccio lo sciagurato, il quale si lasciava trascinare come un uomo di cenci, balenando e spiombando a dritta e a manca, mentre badava pure a gridare: - Dove mi tiri? dove mi tiri? ubriacone! ubriacone! ubriacone!
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Pelagrua Castel Seprio
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