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- E che cosa si diceva a Sesto?
- Niente, oh che volete?... E, come diceva, sono venuto; e per via ho fatto una canzone per codeste, nozze.
- Ma non v'era nessuno che gli avesse visti, che ne avesse sentito parlare?
- Nessuno: e, seguitando il discorso, io queste nozze le avea già pronosticate a Bellano; vedete se non avea ragione più d'un altro di farla una canzone, come l'ho fatta, ed è qui. - Così dicendo, trasse indietro il mantellino, si pose una mano in seno, e ne tolse una carta che offerse garbatamente a Ermelinda. Ma nel far quell'atto venne a scoprire tutto il fianco sinistro, cosicchè il Conte che gli stava da presso, vide brillare il manico d'un pugnaletto, che il Tremacoldo aveva alla cintura, e lo riconobbe pel pugnale d'uno dei due scudieri che avea dati per iscorta agli sposi fino a Castelletto.
- Dove hai tolto quel pugnale? - gli domandò tutto spaventato.
- Che pugnale?
- Codesto che hai qui!...
Il giullare se lo cavò da lato, lo porse al Conte, e rispondeva:
- L'ho comprato ieri da un armaiuolo che sta a Gallarate.
- Che è? che è? - domandava Ermelinda.
- È il pugnale di Ricciardino, - sclamò il Conte; alle quali parole la donna diventò smorta, e cominciò a tremare.
- Sta a vedere -, disse il giullare in cuor suo, - che mi son cacciato in un qualche viluppo, da penare a cavarne i piedi -. Venne quatto quatto fin sull'uscio della sala, vide il suo cavallo bell'e lesto, legato ad un pilastrello del portico, vide la porta spalancata, il ponte abbassato, e stava per battersela; ma poi: - No, - disse, - il Tremacoldo può portar la testa alta dappertutto dov'ei vada; non voglio che nessuno abbia a sospettare ch'io possa aver tenuto mano a qualche ribalderia; starò qui, e voglio vederne l'acqua chiara.
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