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      Lo sfidato allenta le briglie, tocca di sproni, divora il terreno frapposto, e colpisce il bersaglio nel mezzo: intanto che gli si grida: - bravo! bravo! torna al posto, - dà carriera un'altra volta al cavallo, drizza la lancia alla visiera del saracino, e lo coglie netto. Nuove acclamazioni, nuovi evviva. - Tocca al Tremacoldo: dov'è? dov'è il Tremacoldo? - non si vede; - un ragazzo tiene per la briglia il cavallo destinato per lui, ma egli non c'è. - Tremacoldo! Tremacoldo! - Dove s'è fitto colui? Sarà qualche giulleria delle solite. - L'ho pur detto che la sfida non sarebbe corsa sincera, ma il suo cavallo a buon conto è qui. - Tremacoldo! Tremacoldo!
      Eccolo in quella che vien giù a salti da una scala: balzar sul palafreno, impugnar la lancia, precipitarsi addosso alla quintana, colpirla, spezzar il palo su cui era confitta, e rovesciar per terra tutta la macchina fu un punto: il giullare, o (per non farne mistero ai nostri lettori, chè non v'è nessuno che non l'abbia già côlta) Lupo, il quale vestito appuntino come il giullare, colla sua brava reticella abbassata sul volto avea fatto quel bel colpo, intanto che le grida e gli applausi ne vanno a cielo, volta indietro in men di che il palafreno attraversa la corte, passa l'androne, passa il ponte levatoio, e via che neanche il vento.
      La gente corre fuori in furia, e lo vede pigliar la strada e toccar innanzi diritto.
      - Tremacoldo! Tremacoldo! il cavallo è tuo! hai vinto! - ed egli pur via di galoppo, che il diavolo se lo porta.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





Tremacoldo Tremacoldo Lupo