Chi ne dice una, chi ne dice un'altra.
- Ei si crede forse d'aver perduta la sfida, e scappa per non pagarla.
- Oh appunto! pensa se il giullare non sa meglio di noi, che a rovesciar il bersaglio è il miglior colpo che sia!
- Dunque come sarà?
- Come sarà? sarà una qualche sua girandola per iscornacchiare quell'orso mal leccato che si credeva ch'egli avesse ad aver paura d'un brutto viso; vorrà far rider la comitiva alle sue spalle.
- Vuoi dir che torna?
- No eh? vuol lasciar qui il suo cavallo, è vero? se torna, dice!
Intanto che il falso Tremacoldo se ne andava a buon cammino, il Tremacoldo davvero era in castello nascosto. A poterne uscire senza ch'altri s'avveda della coperchiella vuol essere? Lasciate fare a lui, che ha già pensato, che ha già provvisto a tutto. Oltre alla porta maestra, era nella fortezza una porticina da soccorso, la quale si schiudeva in un secondo cortile, dov'erano le stalle, e su questa appunto aveva fatto assegnamento il giullare. Appena corsa la sfida, egli pigliato da banda il guardiano di quella porta, dicendogli che la scommessa era da burla, come poteva ben credere, lo aveva persuaso ad aprirgli, a tenergli ivi presto il suo cavallo, col dargli ad intendere che voleva uscir celatamente di là onde rientrar poi alla sprovveduta dal portone per una certa sua beffa che... basta, avrebbe veduto bel giuoco da smascellarne tutti dalle risa. Il compagnone sollazzevole e sempliciotto non gli fallò d'un punto: le imposte spalancate, il cavallo bell'e presto, diede egli stesso una mano al buffone per aiutarlo a montar in sella, richiuse pian piano e gentilmente la porta, tosto che lo vide uscito, e corse poi nella corte principale per aspettarlo che tornasse: ma ivi non c'era più anima nata, tutti stavano fuori sullo spianato a guardar Lupo, che, vestito come il Tremacoldo, e parendo tutto lui, andava come il vento; giunse anch'egli il merlotto in tempo di scoprirne ancora le spalle da lontano e:
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Tremacoldo Tremacoldo Lupo Tremacoldo
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