- Via, non rammentare adesso...
- Sì, che voglio rammentarlo; e non crediate però che, così sgovernato come mi vedete, l'abbia dimenticato mai un momento: e poi, senza andar lontano, questa mia vita non me l'ha ottenuta da Marco il nobile vostro sposo, mosso principalmente dalle vostre preghiere e dalle preghiere di quell'angelo... di quella vostra... - ma si arrestò scorgendo la commozione che il nome che stava per profferire suscitava nell'animo della misera madre, la quale asciugandosi intanto gli occhi rispondeva:
- Lo so che sei buono; lo so.
- Buono mi dite? sarei un ben tristo e sciagurato furfante se fossi altrimenti. Via dunque, madonna, fatemi degno di tanta grazia; ditemi in che avete disegnato d'adoperarmi; così foss'io valente, come vi sarò fedele.
- Voglio mandarti fino a Lucca a portare a Marco una mia lettera, - disse Ermelinda.
- Ed è qui tutto? - rispose Lupo. - Presentarmi a Marco! non so che cosa avrei dato del mio per trovar cagione da ciò.
- Senti, Lupo, lo so anch'io che s'egli non si è fatto stranamente diverso da quel ch'egli era una volta; che dico? se non è uscito affatto della sua prima natura, tu non corri alcun rischio.
- Perdonatemi, padrona, perdonatemi, ma non sono cose codeste che si possan neppur pensare! Immaginarsi ch'io abbia ad aver sospetto di Marco? di quell'uomo che è la gentilezza del mondo! ma non sapete che, se così come sono quel povero diavolaccio che tutti sanno, fossi, per modo di dire, un gran barone, un principe, un re, e che fossi insieme il suo maggior nemico, dico per dire, vorrei mettergli ancora il capo in grembo, e dormir quieto e sicuro come se lo avessi posato fra due guanciali?
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Marco Lucca Marco Ermelinda Lupo Marco Lupo Marco
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